23 settembre: Premiazione del concorso “Giochiamo! Nonni e bambini (si) insegnano a giocare!”
23 settembre: Premiazione del concorso “Giochiamo! Nonni e bambini (si) insegnano a giocare!”
Alla sesta edizione del concorso promosso dalla Fondazione Opera Immacolata Concezione due sono stati i partecipanti della sede di Vedelago. Complimenti al Signor Luigino Righetto che è stato premiato per la seconda volta!
Qui di seguito vengono pubblicati i loro scritti.
Ai nostri tempi…
di Prior Emanuela, Ospite del Centro Residenziale O.I.C. “Mons.L.Crico” Vedelago
Ai nostri tempi si giocava tutto alla povera e così, alla povera, anche i giochi li costruivamo noi con tutto ciò che ci regalava la nostra terra. Per fare le bambole usavamo le scartosse del granoturco e i filamenti scuri delle pannocchie mature servivano per fare i capelli delle bambole. La terra dei campi ci offriva la crea (creta) che noi modellavamo con l’acqua per dare forma a delle palline rotonde; erano le nostre biglie con le quali ci sfidavamo…chi perdeva doveva andare in Chiesa e recitare tre Ave Maria seduti per terra.
Un altro gioco che facevamo assieme era quello di sederci in rotondo a terra con le mani dietro. Al centro un bambino bendato veniva fatto girare su se stesso e si diceva:
Maria cieca, cosa hai perso?
Eh sì un soldino!
Dove?
Nella riva del mare!
Prendi una sberla o uno schiaffo e vallo a trovare!
Il bambino bendato, poverino, doveva cercare di prendere qualcuno e poi indovinare di chi si trattava.
Anche i nostri animali erano una risorsa, e non solo alimentare! Tutti sanno che del maiale non si buttava niente ma nonno Bepi coglieva l’occasione della sua uccisione per stupire noi bambini. Con la soda caustica faceva bollire le ossa del maiale che per magia si trasformavano in sapone! Quando il sapone era ben solido, con la forbice facevamo dei piccoli pezzetti e li mettevamo in un bicchiere a sciogliere. Poi il nonno ci mandava nei campi a tagliare le spighe di frumento. Il nonno ci mostrava che il gambo tagliato del frumento era vuoto all’interno e poi, usandolo come una piva (cannuccia) ci invitava a soffiare nel bicchiere…io mi ricordo quelle magiche bolle colorate e ricordo lo stupore negli occhi dei bambini e la gioia in quelli di mio nonno. Tutto ciò grazie a cosa? Al maiale e una spiga di grano!
Il mio nonno Bepi mi metteva sulle sue ginocchia e cantava:
Tu tu cavallo biso, a mama a xè ‘ndada a Treviso, el papà el xè ‘nda in tei campi co’ tre cavai bianchi a sea e tuti in carosea!
Poi mi cullava dicendomi:
Dormi, dormi bea bambina che a mama a xè visina, el papà el xè lontan, dormi dormi fin doman.
Mi faceva aprire la mano e accarezzandola:
Manina bea, e so sorea, dove sito ‘ndata?
Da me nona!
E cosa gheto magnà?
Poenta e late!
A quel punto aprivo la mano e lui mi dava un piccolo ma dolce schiaffo.
La terra, gli animali, le filastrocche, le cantilene e le preghiere…cose semplici e semplici parole ci tenevano uniti in un ricco gioco di affetti!
Un tablet e due tappi di birra divertono nonno e nipote
Luigino Righetto, Amico della Fondazione
Stavo comodamente seduto sulla mia poltrona, all’ombra del porticato a godermi l’aria fresca della sera che lentamente spazzava la calura del giorno.
All’improvviso un veloce calpestio di ghiaia mi fa scorgere il nipote raggiante che mi corre incontro con un oggetto in mano.
Nonno, Nonno guarda che bel regalo.
Fingendo di non sapere di cosa si trattasse, d’istinto gli ho risposto:
Bella questa cornice, ci puoi mettere una foto ricordo.
Ma nonno, non capisci niente, metti gli occhiali, non vedi che è un tablet per giocare.
Ah un tablet, ma non serve solo per giocare, puoi anche scrivere, leggere libri, collegarti a internet, fare fotografie e un sacco di altre cose.
Si, ma a me piace giocare con i video games.
Allora fammi vedere che giochi ci sono e insegnami a giocare.
Con un po’ di sforzo mentale e tanta confusione per la velocità con cui passava da una videata all’altra, in poco tempo mi ha fatto vedere e provare una infinità di giochi di cui ignoravo l’esistenza.
D’improvviso lasciandomi fra le mani il tablet il nipote mi chiede:
Tu nonno quando eri giovane avevi di questi giochi?
Ma figurati. Allora non erano ancora stati inventati né il computer né la televisione. A casa mia non c’era né telefono né radio.
Ma allora tu non hai mai giocato!
Non è vero, tu giochi da solo con questo tablet, io invece giocavo sempre assieme ai fratelli, ai cugini e ai tanti vicini di casa. Di giochi ne facevamo tanti, bastava un po’ di fantasia.
Vieni che proviamo a farne subito uno di semplice semplice.
Tu dietro casa cerca un mattone e due bei sassi grossi, io intanto vado a prendere una monetina.
Ecco posa per terra il mattone e mettici sopra la moneta. Ora ci allontaniamo e facciamo un segno per terra che non dobbiamo oltrepassare. Con il sasso cerchiamo di colpire il mattone e far cadere la moneta. La regola è che chi fa cadere la moneta per dieci volte, se la tiene.
Che bello, però tu sei più bravo, io non riesco mai a colpire il mattone.
Hai visto? Abbiamo fatto un bel gioco con due cose trovate in cortile e una monetina.
Ora proviamo a farne un altro con due tappi di bottiglie di birra.
Adesso creiamo una pista facendo due segni paralleli per terra che partono e arrivano allo stesso punto. Indichiamo la linea di partenza e con il dito medio lanciamo i coperchi senza uscire dalle righe. Vince chi completa per primo il giro senza mai uscire dalle righe che delimitano la pista. Porta un po’ di pazienza perché con le ginocchia malandate che ho, faccio fatica a chinarmi.
Vedi! con questi giochi possiamo essere in tanti e siamo all’aria aperto.
Ma quando pioveva cosa facevi?
Quando pioveva andavamo sotto al portico a giocare all’oca o con le trottole o alle figurine.
D’inverno quando faceva freddo, la sera ci si trovava al caldo nelle stalle dove le donne rammendavano la biancheria o facevano la calza. I vecchi preparavano o aggiustavano gli attrezzi per la campagna, i giovani amoreggiavano fra di loro e i bambini facevano i compiti o ascoltavano le favole raccontate dai nonni.
Con il bel tempo ci divertivamo a spingere con un bastone un vecchio cerchione di bicicletta. Andavamo a nidi in campagna, giocavamo a nascondino, al salto della corda o della cavalletta oppure a campanon, o al fazzoletto e tanti altri giochi che neppure ricordo più..
Da bambino anche se ero povero, ero molto felice, perché avevo tanti amici con i quali divertirmi.
Nonno, ora devo andare a cena, ma domani torno così mi spieghi ancora come erano i giochi di una volta e ne facciamo anche qualche altro assieme.
Certo ti aspetto.