I 100 anni della Signora Ermenegilda Rizzardi
I 100 anni della Signora Ermenegilda Rizzardi
Durante la festa dei compleanni del mese di novembre un posto d’onore è stato riservato alla Signora Ermenegilda che il 20 novembre 2013 è ufficialmente entrata a far parte del “Club Over 100: Ricomincio da zero”.
Attorniata dal calore della sua numerosa famiglia, la signora Ermenegilda è stata omaggiata della presenza del Direttore della Residenza Dott. Alessandro Gamba, del Sindaco di Vedelago Dott.ssa Cristina Andretta, del Cappellano della Residenza Don Gino Perin e del Parroco del paese di provenienza della signora Don Moreno De Vecchi.
Emozionante il momento in cui la figlia di Ermenegilda ha provato con poche parole a parlare della lunga ed intensa vita della mamma. A rendere tutto ancora più speciale è stata la presenza tra gli invitati di alcuni ex allievi della festeggiata che hanno rivissuto con il pubblico presente i ricordi di gioventù citando la Maestra Ermenegilda e ricordandone l’ energia e la determinazione nel difficile compito di trasmissione del sapere.
Rizzardi Ermenegilda (Tratto da uno scritto della figlia)
Nata il 20 novembre 1913, a sette anni Ermenegilda lasciò Tombolo suo paese natale e raggiunse Pistoia dove venne allevata dagli zii. Studiò dalle Suore Mantellate conseguendo il diploma magistrale e quello di pianoforte. A 23 anni si sposò e poco dopo il marito venne fatto prigioniero di guerra in Francia. Di lui non si sono avute notizie per sette anni. All’apparenza una fragile e delicata creatura, in sostanza Ermenegilda ha dimostrato di essere una donna di grande forza morale sostenuta da una fede incrollabile, praticata con la partecipazione giornaliera alla Santa Messa.
Per anni esercitò il ruolo di maestra elementare a Cavasagra di Vedelago insieme al marito. Erano anni in cui il dottore, il prete, il maestro rappresentavano un solido punto di riferimento in un piccolo e povero paese di campagna. Nella casa di Ermenegilda confluivano vari tipi di persone a seconda delle necessità. Giungevano bambini, compagni di scuola del figlio, tutti coi geloni sulle mani e sulle gambe, perché allora si portavano i pantaloni corti anche d’inverno, e lei li disinfettava e li medicava. Quante volte povere donne analfabete con i figli in America o in Australia portavano le lettere ricevute dai loro cari per farsele leggere ed Ermenegilda riferiva loro che tutto andava bene anche se le notizie non erano sempre confortanti. “Pietose bugie!” diceva, per persone già tanto provate!
Mentre a casa Ermenegilda si incontrava con le donne dell’Azione Cattolica, i ragazzi preparavano con il traforo le casette per il presepe e nelle sere più fredde d’inverno qui potevano contare in una stanza riscaldata. Erano anni difficili e ai bambini spesso era negato il gioco perché dovevano aiutare i grandi nei lavori di casa e anche la scuola era vissuta con molta austerità e sobrietà. Molti sono stati i suoi scolari, lei li ricordava tutti anche quelli più grandi che, durante la guerra, a Casacorba, sentendo i bombardamenti scappavano dalle finestre della scuola. A lei toccava il compito di riunirli e rassicurarli.
“Dunque una vita lunga e difficile, vissuta sempre con fede anche quando non si trova risposta al dolore. Perché in genere chi vive a lungo lascia per strada molti dei suoi cari e il dolore si fa più lancinante se tra questi c’è la perdita di un figlio.
Questo è successo anche alla mia mamma. E così, forse per renderle la vecchiaia meno difficile, un angelo le ha portato via la memoria lasciando a me una fragile, dolce, assente vecchietta da amare con tutte le mie forze!”.